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Di luna e di ali di drago

"Fotografiamo la luna, sta sorridendo!", esordisce mio figlio in una passeggiata di tardo pomeriggio, quando già il cielo non è più azzurro e sta scivolando nella notte di questo gennaio inspiegabilmente di sole.
La luna è alta, grande, piena e lucente. Viene spontaneo, sul ciottolato della piazza del Duomo, fermarsi con il naso all'insù.
Il mio piccolo prende il mio cellulare, scatta una foto, poi un video "Ciao luna, sorridi" . La gente che passa di lì lo guarda con tenerezza, ma lui è impegnato, deve catturare quello sguardo giallo, sopra quel campanile a cui lui è tanto affezionato.
Chissà cosa gli dice, la luna. Chissà cosa vede in quegli occhi lontani.

Mi prende la mano, è ora di tornare e di raccontarci la giornata, i suoi disegni, i suoi giochi.
A casa, non stanco, decide di essere un drago. Disegniamo le ali un po' verdi, e un po' colorate, dopotutto chi sa se davvero i draghi sono verdi. Un paio d'ali anche per me, perché lui è draghetto e io mamma drago. Ce le attacchiamo a vicenda sulla schiena, ora basta solo immaginare di volare.
"Il fuoco facciamo solo finta di sputarlo, ma noi siamo draghi buoni, non bruciamo niente".

Guardo il rotolo di carta, le matite colorate, quel paio di forbici rosse. Da un pezzo di carta può nascere una creatura fantastica, con le matite colorate possiamo scrivere storie speciali perché solo nostre.

E la luna, là fuori, ancora ci sorride e sussurra parole che solo i bambini sanno spiegare.

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