Scusate l'assenza di questi giorni, ma a volte il tempo scorre via veloce, tra lavoro (chi insegna sa che queste sono le famigerate settimane dei recuperi! Mgliaia di verifiche da correggere!), famiglia e tante cose da fare.
Ma eccomi al venerdì, eccomi alla rubrica dedicata al mio amato Guareschi e al suo don Camillo.
Dalla prossima settimana prenderò in considerazione altri libri del Mondo Piccolo; oggi mi soffermerò ancora su Don Camillo, nella 30esima edizione Bur, pagina 230.
Questo l'antefatto: la Gisella, fervente comunista del gruppo di Peppone, viene trovata legata e incappucciata con il sedere dipinto di rosso. Peppone interpreta questo gesto come una "sanguinosa offesa alla massa proletaria". Dichiara uno sciopero e vuole che tutto, al paese, si fermi. Compreso l'orologio della torre del campanile.
Va quindi da Don Camillo e gli intima di far fermare l'orologio; anzi, dichiara che, se non lo fermerà il sacrestano, lo fermerà lui stesso, a raffiche di mitra.
Nasce quindi un dialogo tra Don Camillo e Peppone, molto più serio e profondo di quanto ci si potrebbe aspettare. Dalle parole di Don Camillo io traggo un insegnamento importante: affrontare i problemi. Non trovare palliativi, ma prendere atto delle circostanze, fare i conti con la realtà e viverla pienamente.
Don Camillo parlò con voce grave: "Tu vuoi fermare l'orologio perché è sulla torre e lo vedi mille volte al giorno. Dovunque tu vada, l'orologio della torre ti guarda, come l'occhio della sentinella dalla torretta dei campi di prigionia (e Guareschi conosceva purtroppo molto bene la realtà del lager). E se tu volgi il capo dall'altra parte è inutile, perché senti quello sguardo pesarti sulla nuca. E se ti chiudi in casa e nascondi la testa sotto il cuscinio, quello sguardo passa i muri, e poi i rintocchi dell'orologio ti raggiungono e ti portano la voce del tempo. Ti portano la voce della tua coscienza. E' inutile, se hai paura di Dio perché hai peccato, nascondere il Crocifisso che hai sul letto: Dio rimane e ti parla per tutta la vita con la voce del tuo rimorso. E' inutile Peppone che tu fermi l'orologio della torre: il tempo non lo fermi. Il tempo continua. Passano le ore, passano i giorni, ogni istante è qualcosa che tu rubi".
Comunque il sedere pitturato non fu opera dei democristiani o dei neri; fu colpa del marito esasperato per una moglie votata al partito più che al matrimonio... Ma questa è un'altra storia.
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