Si naviga in internet, si leggono notizie, poi all'improvviso si finisce sulla pagina del MUBA (Museo dei Bambini di Milano) e si viene a sapere che il 22 gennaio apre una mostra speciale: Vietato non toccare, "un percorso di gioco impostato sulla scoperta, la meraviglia,
l’esperienza tattile e visiva, la sperimentazione e il fare. Poche
regole e tanta libertà di muoversi per scoprire il mondo di Bruno
Munari. I bambini, insieme alle loro famiglie, possono esplorare le
diverse installazioni con tutto il corpo, vivendo un’esperienza unica e
suggestiva: toccare, manipolare, comporre, scomporre, sperimentare sono
parte del processo di apprendimento tipico dell’infanzia".
Ammetto qui tutta la mia ignoranza, ma per me il nome di Bruno Munari è legato a doppio filo a quello di Gianni Rodari. So che Munari è molto di più (e qui potete farvi un'idea di quale grande artista sia stato), ma ripenso ai miei libri di bambina - e dai con l'amarcord, non mi bastava il post precedente -, soprattutto alle Favole al telefono e mi appaiono vivi nel ricordo i disegni di Bruno Munari.
Cosa ricordo in particolare di quei libri? Che erano libri liberi, un volo di fantasia nel mondo bambino. Dei libri - l'ho capito da grande - che parlavano ai bambini con il loro linguaggio, fornendo al contempo gli strumenti per crescere nella creatività. Allo stesso modo i disegni di Munari, che talvolta mi sembravano tanto semplici al punto da sembrarmi da piccoli quando io stessa ero piccola, erano forse "semplicemente leggeri".
Li guardo oggi e sorrido, in un disegno ci sono dentro così tante cose ; penso a come a volte si voglia rendere adulto il mondo dei bambini, quando invece bisognerebbere rispettare il volo libero delle parole e dei colori. "Mamma, bisogna avere rispetto delle parole", ha esclamato ieri mio figlio. Voleva forse rimproverarmi perché avevo urlato qualche improperio contro la lavastoviglie agonizzante, ma di sicuro rifletterò su tanta saggezza .
Tornando a Munari, scriveva di lui Rodari su Paese Sera: “Chi lo conosce sa che Munari è limpido come un bambino; che se inventa una fontana la cui suggestione è data dalla caduta di cinque gocce d’acqua, non lo fa per prendere in giro nessuno, ma perché è capace di incantarsi a guardare i cerchi concentrici che si formano sulla superficie liscia, giusto come un bambino, o un saggio; […] Munari crede, sinceramente, profondamente, nella possibilità di educare il gusto delle masse: di migliorare il mondo, via.”
"Se educo il gusto, miglioro il mondo". Credo non ci sia motivazione migliore per visitare la mostra.
Ammetto qui tutta la mia ignoranza, ma per me il nome di Bruno Munari è legato a doppio filo a quello di Gianni Rodari. So che Munari è molto di più (e qui potete farvi un'idea di quale grande artista sia stato), ma ripenso ai miei libri di bambina - e dai con l'amarcord, non mi bastava il post precedente -, soprattutto alle Favole al telefono e mi appaiono vivi nel ricordo i disegni di Bruno Munari.
Cosa ricordo in particolare di quei libri? Che erano libri liberi, un volo di fantasia nel mondo bambino. Dei libri - l'ho capito da grande - che parlavano ai bambini con il loro linguaggio, fornendo al contempo gli strumenti per crescere nella creatività. Allo stesso modo i disegni di Munari, che talvolta mi sembravano tanto semplici al punto da sembrarmi da piccoli quando io stessa ero piccola, erano forse "semplicemente leggeri".
Li guardo oggi e sorrido, in un disegno ci sono dentro così tante cose ; penso a come a volte si voglia rendere adulto il mondo dei bambini, quando invece bisognerebbere rispettare il volo libero delle parole e dei colori. "Mamma, bisogna avere rispetto delle parole", ha esclamato ieri mio figlio. Voleva forse rimproverarmi perché avevo urlato qualche improperio contro la lavastoviglie agonizzante, ma di sicuro rifletterò su tanta saggezza .
Tornando a Munari, scriveva di lui Rodari su Paese Sera: “Chi lo conosce sa che Munari è limpido come un bambino; che se inventa una fontana la cui suggestione è data dalla caduta di cinque gocce d’acqua, non lo fa per prendere in giro nessuno, ma perché è capace di incantarsi a guardare i cerchi concentrici che si formano sulla superficie liscia, giusto come un bambino, o un saggio; […] Munari crede, sinceramente, profondamente, nella possibilità di educare il gusto delle masse: di migliorare il mondo, via.”
"Se educo il gusto, miglioro il mondo". Credo non ci sia motivazione migliore per visitare la mostra.
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