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Visualizzazione dei post da 2024

L'angolo di Don Camillo: La medicina

  Foto By Salumificio Peveri  Anche un passero è sempre un passero: però se un passero si posa su una trave di cemento che può portare, come massimo, tremila quintali e sette grammi e che ha un carico di tremila quintali e sette grammi, la trave si spacca. Quando accadde la storia del cane, don Camillo si trovava, appunto, nella stessa situazione della trave di cemento: ecco tutto.  Così inizia un altro racconto straordinario e intenso, tratto dall' Anno di don Camillo .  Un incipit indimenticabile per spiegare un cedimento fisico e mentale di don Camillo, che crolla perché hanno pitturato di rosso il sedere del suo cane da caccia Ful. Ma poiché Ful è un cane molto intelligente, e si lascia avvicinare solo da due persone, don Camillo sa che, non essendo ovviamente lui l'autore del misfatto, l'unico responsabile dell'opera al minio può essere stato solo l'altro uomo di cui Ful si fida, e cioè Peppone. E questo per lui è un tradimento troppo grande da sopportare, in q...

Fernando Pessoa, il mal di testa e l'ibuprofene

  Con questo blog, mi sono lanciata in una sfida personale, ovvero quella di trovare riscontri letterari anche per le banalità, non poi tanto banali, del quotidiano.  Parto dai piccoli fatti, quasi da luogo comune, per avventurarmi nei dedali letterari. La letteratura parla di vita  e la vita è fatta di istanti, alcuni indimenticabili, altri all'apparenza sempre uguali a se stessi, ma che poi tanto uguali non sono. La letteratura non parla solo di grandi slanci, se vuole parla anche di pidocchi.  A noi, dunque. Qual è la banalità del giorno? Ho mal di testa. E che ci frega, direte.  Alzi la mano chi, beato lui o beata lei, non ha mai avuto mal di testa. Ecco, io ne soffro da un po' di anni, non spesso, ma quando arriva non mi pare poi tutta quella banalità di cui sopra. E credo non sia banale neanche per i miei colleghi di emicrania.  Fare lezione quando si ha il mal di testa non è particolarmente piacevole. Dopo qualche ora di interrogazione, oggi ho capit...

Ode al pomodoro, di sabato sera

  Sabato sera.  Dopo un sabato pomeriggio trascorso a scuola. Sono stanca. Rientro e trovo sul fornello un sugo al pomodoro profumato al basilico, quei sughi densi, fatti in casa e che sanno di casa. "Stasera facciamo i panzerotti" (la pizza no, mi si è rotto il forno pochi giorni fa e ancora non l'ho sostituito). Quanto può essere rassicurante e consolatorio un sugo profumato di pomodoro?  E quanto può essere dolce e intimo il tempo speso per un panzerotto al sugo fatto in casa? Allora mi è tornato in mente un classicone, un testo da pubblicità e mi sembra anche che, anni fa, la Mutti lo utilizzasse per la sua passata. Sto parlando della celeberrima Ode al pomodoro di Pablo Neruda, tratta dalle sue Odi elementari. Buona lettura!   La strada si riempì di pomodori, mezzogiorno, estate, la luce si divide in due metà di un pomodoro, scorre per le strade il succo. In dicembre senza pausa il pomodoro, invade le cucine, entra per i pranzi, si siede riposato nelle credenze...

Vittorio Sereni, Via Scarlatti e i rapporti tesi dentro casa

  Rovisto nella mia libreria. Mi cade tra le mani un libro dimenticato di Vittorio Sereni .   Mi piaceva Sereni, all'università. Poi l'ho dimenticato, sepolto sotto un canone scolastico che mi propongo sempre di svecchiare, con alterne fortune. Non sempre si è capiti. Non sempre si ha voglia di farsi capire, perché scegliere poeti e autori che solitamente in quinta superiore "non si fanno", significa mettere a nudo anche la propria sensibilità.  Bisogna averne voglia. O forse il coraggio. Vittorio Sereni, stavo dicendo. Una poesia, Via Scarlatti , tratta dalla raccolta Gli strumenti umani,   raccolta poetica pubblicata nel 1965. Sull'edizione Meridiani leggo che ha voluto racchiudere in questi versi la convivenza non sempre facile nella casa dei suoi genitori, dove era tornato a vivere con moglie e figlia nell'immediato dopoguerra.  Una via. Una casa. I rapporti tesi così descritti: "Ma i volti i volti non so dire:/ombra più ombra di fatica e ira". M...

L'angolo di don Camillo: Cinque più cinque. Fede e amicizia

  Nello scorso post dell'angolo di don Camillo, abbiamo visto come Guareschi sappia spiegare, in termini davvero semplici e accessibili, il significato del voto.  Ma abbiamo anche potuto leggere di una storia di amicizia, nonostante i battibecchi e le incomprensioni. Amicizie vere, che sono legami di anima, al di là delle contingenze.  In Don Camillo, un altro racconto esemplare è "Cinque più cinque".  Anche qui, abbiamo un Peppone disperato perché suo figlio sta morendo. Sono tempi bui per sindaco e parroco, non si guardano più, figuriamoci se si parlano, a causa delle solite questioni politiche.  Ma ecco che, una sera, Peppone arriva in chiesa con un pacco lungo e stretto, contenente cinque torce di cera grosse come "un palo di vigna".  "Sta morendo", disse Peppone. "Accendetele subito".  Don Camillo (...) si accinse a disporle davanti al Cristo.  "No", disse con rancore Peppone "quello lì è uno della vostra congrega. Accende...

Praticare gratitudine (e un aforisma in regalo)

  Viviamo in un mondo in cui generare speranza sembra un peccato mortale.  Circondati da paure e patemi, sopportiamo a stento ciò che siamo. Non ci piacciamo, non ci tolleriamo, quindi figuriamoci se ci piacciono o tolleriamo gli altri. Al massimo li invidiamo, poi se a quelli va male qualcosa, sotto sotto ci godiamo pure.  Ovunque, gente stufa, gente stanca. Gente che arranca fino a sera, che attende il week end perché il resto della settimana gli fa schifo. Perché deve lavorare, perché si fa fatica, perché, perché...  Bisogna fare i conti con una realtà che a volte è difficile, risparmiare per il mutuo e le bollette, alzarsi presto la mattina, fare servizio taxi per i figli.  Sui social,  poi, sono tanti i post che sostengono che la maternità sia solo sacrificio. Un figlio è praticamente una sentenza di ergastolo, senza possibilità di appello. La vita come tedio, se non dolore.  Roba che se uno non vive con il perenne esaurimento nervoso, vuol dire c...

L'angolo di don Camillo: il voto (tra Dante e Guareschi)

  Nel canto IV del Paradiso, Dante, dopo aver incontrato nel cielo della luna Piccarda Donati e le anime che non hanno adempiuto ai voti, chiede spiegazioni a Beatrice circa la natura del voto e circa la possibilità di poterlo compensare in altro modo.  La bellissima Piccarda Donati racconta infatti a Dante nel canto III che, giovinetta, si era chiusa in un convento dell'ordine delle clarisse; da lì, però, era stata rapita da "uomini al mal più che al bene usi" e costretta a sposarsi contro la sua volontà. La stessa sorte viene attribuita a Costanza d'Altavilla, madre dell'imperatore Federico II di Svevia e, nella Commedia, vicina a Piccarda.  Nel canto V, per rispondere ai dubbi di Dante, Beatrice chiarisce la natura del voto e la possibilità di permutarne la materia.  Leggiamo le parole di Dante Or ti parrà, se tu quinci argomenti, l’alto valor del voto, s’è sì fatto che Dio consenta quando tu consenti.  (vv.24-27) [...] Due cose si convegnono a l’essenza...

Poesia scritta con la matita

(Pierluigi Cappello, 1967-2017) Di tanto in tanto, mi ritrovo a sfogliare una delle mie raccolte di poesie del cuore,  Mandate a dire all'imperatore di Pierluigi Cappello ; nonostante le piccole dimensioni, più che un libro si potrebbe definire uno scrigno di parole.  Le poesie non sono molte, ma ognuna scava l'anima. Ed è incredibile come il poeta riesca a dare un senso anche a ciò che diamo per scontato.  Una matita, per esempio. Uso matite tutti i giorni, sottolineo libri, scarabocchio, scrivo appunti o liste della spesa. Non mi ero mai soffermata sull'anima della matita.  Per questo amo la poesia: perché mi mostra quello che non vedo. Perché offre prospettive nuove e sguardi rinnovati.  POESIA SCRITTA CON LA MATITA Sono devoto all'anima di grafite della matita: un solo colpo di gomma e il segno lasciato sparisce, sentieri imboccati con leggerezza si riconducono alla docilità della via maestra i crolli vengono evitati con un'alzata di spalle, l'imprevisto è u...

Ciao Alda. A 15 anni dalla morte di Alda Merini

  Ciao Alda. Sono passati 15 anni, ma in realtà non te ne sei mai andata.  Sei sul ponte dei Navigli e nella casa di via Magolfa.  Sei nella scighera di Milano.  Sei nella carta e nell'inchiostro dei tuoi libri. Sei nei  pulcini  di Alberto Casiraghy. Sei nelle musiche di Giovanni Nuti .  Sei nei miei ricordi, io fortunata che ho potuto stringerti la mano.  Sei poesia. Ma, anche se ci sei, manchi, manchi comunque.  I versi sono polvere chiusa di un mio tormento d'amore ma fuori l'aria è corretta, mutevole e dolce ed il sole ti parla di care promesse, così quando scrivo chino il capo nella polvere e anelo il vento, il sole e la mia pelle di donna contro la pelle di un uomo.  Alda Merini, tratta da La terra santa (1984) Il comune di Milano organizza  il festival A casa di Alda Merini, dal 1 al 25 novembre. Qui il programma  Inoltre segnalo che con il Corriere della Sera , per tutto il mese di novembre, sarà possibile acquistare ...

L'angolo di Don Camillo: Filosofia campestre

   Qualche giorno fa, a scuola, stavo facendo leggere il discorso all'Accademia Pontificia delle scienze di Giovanni Paolo II del 1992 , testo esemplare in cui si esamina il caso Galileo. Visto che in 4^ liceo Galileo è nel programma e visto che non mi arrendo alla vulgata comune "Galileo genio, gli uomini di chiesa tutti ignoranti", approfondisco sempre, non solo con gli scritti dello scienziato, ma anche con i documenti che sono pertinenti al caso.  Ebbene, nel suo scritto, Papa Giovanni Paolo II parla, tra l'altro, dei rischi dello scientismo e del fare della scienza un dogma (quando il fondamento della scienza è invece il dubbio). La scienza non può spiegare l'uomo. La scienza (e la tecnica) non possono diventare padrone dell'umano .  Non ricordavo che anche di questo aspetto si fosse occupato il mio amato Giovannino, con il suo umorismo e la sua capacità di spiegare anche a un bambino i concetti più difficili, usando la forma del dialogo tra don Camillo e...

Per quanto puoi - Costantino Kavafis

Sono le 17. E' quasi buio, ormai. Una pioggerella lieve, come da settimane. Il sottile velo grigio della pianura padana.  In casa, le luci accese. Una tazza di tè. Un lavoro a maglia fermo a metà, un libro da finire, la coperta color zucca sul divano.  Non ho voglia di uscire. Assaporo la dolce malinconia della giornata in cui cambia l'ora. Mi stupisco sempre di come la mia memoria custodisca le sensazioni e le trattenga per anni. E da anni questa giornata -  che per me è quella che segna l'inizio dell'autunno - è sonnolenta, silenziosa, pacata. Non triste, non questo no, ma intima, solo mia, non rivolta altrove.  Prima stavo riflettendo che, detta così, sembra che tutto sia un ciclo sempre uguale. E sì, le stagioni sono cicliche, sensazioni e stati d'animo ritornano uguali negli anni, ma non sono io ad essere uguale. Si cambia anno dopo anno. Si rivedono le priorità. Mi accorgo che i vecchi schemi non funzionano più, che il modello dell'efficienza a tutti i cos...

Trasumanar significar per verba non si porìa e transumanesimo

  Trasumanar significar per verba  non si porìa ( Non si può esprimere a parole il trasumanar, cioè l'andare oltre la condizione dell'umano per ascendere al Paradiso) (Dante Alighieri, Paradiso I, vv. 70-71) Qualche settimana fa ho introdotto il Paradiso ai miei studenti di quinta e, come ogni volta, mi sono soffermata su questi versi. Non solo perché sono la chiave per la comprensione della cantica. Ma anche e soprattutto perché sono la chiave per comprendere di che materia siamo fatti.  Dante già scriveva nell'Inferno: fatti non foste a viver come bruti, ma per seguire virtute e canoscenza" (Inf. XXVI, 119- 120).  Siamo nati per grandi cose.  Siamo stati creati per grandi cose.  Siamo stati creati per conoscere e per avere sempre sete di conoscenza. Un libro non è solo un libro, è un porta a mondi sconosciuti e a sguardi inaspettati. La letteratura e in generale tutte le forme d'arte ci elevano, ci innalzano da una condizione orizzontale (l'uomo che guard...