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Vittorio Sereni, Via Scarlatti e i rapporti tesi dentro casa

 


Rovisto nella mia libreria. Mi cade tra le mani un libro dimenticato di Vittorio Sereni.  

Mi piaceva Sereni, all'università. Poi l'ho dimenticato, sepolto sotto un canone scolastico che mi propongo sempre di svecchiare, con alterne fortune. Non sempre si è capiti. Non sempre si ha voglia di farsi capire, perché scegliere poeti e autori che solitamente in quinta superiore "non si fanno", significa mettere a nudo anche la propria sensibilità. 

Bisogna averne voglia. O forse il coraggio.

Vittorio Sereni, stavo dicendo. Una poesia, Via Scarlatti, tratta dalla raccolta Gli strumenti umani,  raccolta poetica pubblicata nel 1965. Sull'edizione Meridiani leggo che ha voluto racchiudere in questi versi la convivenza non sempre facile nella casa dei suoi genitori, dove era tornato a vivere con moglie e figlia nell'immediato dopoguerra. 

Una via. Una casa. I rapporti tesi così descritti: "Ma i volti i volti non so dire:/ombra più ombra di fatica e ira".

Mi piacciono tanto i testi nei quali ci si può addentrare con la lanterna in mano, alla ricerca dei tanti significati in una manciata di parole. 


VIA SCARLATTI

Con non altri che te
è il colloquio. 

Non lunga tra due golfi di clamore
va, tutta case, la via;
ma l'apre d'un tratto uno squarcio
ove irrompono sparuti
monelli e forse il sole a primavera. 
Adesso dentro lei par sempre sera.
Oltre anche più s'abbuia,
è cenere e fumo la via. 
Ma i volti i volti non so dire:
ombra più ombra di fatica e d'ira. 
A quella pena irride
uno catto di tacchi adolescenti,
l'improvviso sgolarsi d'un duetto
d'opera a un accorso capannello. 

E qui t'aspetto. 



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