Noi docenti, si sa, siamo ricchi: il nostro stipendio è tra i più alti d'Europa e da ben due anni riceviamo 500 euro da spendere in formazione, libri, hardware e software. Siamo i nababbi dell'istruzione.
L'anno scorso, il MIUR erogava su ciascun conto corrente la somma, la quale poi andava giustamente rendicontata con una apposita scheda a cui allegare ricevute e fatture per poter aver accesso al bonus dell'anno successivo. Il MIUR avrebbe controllato tutto in modo minuzioso: avevi speso nell'anno 2015/2016 497 euro? Per il 2016/2017 ti toccano 497 euro. Vuol dire che quei tre eurini, se non ti sono serviti l'anno prima, non ti serviranno neanche adesso.
Quest'anno, invece, il bonifico non è arrivato. Si sono inventati, quelli del MIUR, uno strumento altamente tecnologico, easy, cool, choosy (ah, no), vabbe' tutti quegli anglicisimi là che ti danno l'idea di gioia ed estate e un po' di rimbambimento, si sono inventati, dicevo, "la CARTA DEL DOCENTE".
Quello che i signori del MIUR non hanno detto subito, però, è che è necessario un corso di studi quadriennale per riuscire ad utilizzarla.
Andiamo con ordine. I colleghi mi scuseranno se dico cose ovvie, però, magari, chi non insegna ha voglia di soffrire con noi.
Vuoi la carta docente? E allora creati l'IDENTITA' DIGITALE (non suona un po' fantozziana?). Cioè: registrati su uno dei siti che forniscono il servizio di identità digitale (io ho scelto Poste id) e compila i campi bianchi. Più o meno funziona così: nella prima parte, dati anagrafici, email e cellulare. Quando hai inserito il cellulare, sappi che arriva lui, il codice: a ogni passaggio ti viene inviato un sms con un codice, devi inserire il codice per proseguire, ma per almeno 15/16 volte ti dirà che il codice è sbagliato. Quando il sistema si sblocca con il codice più o meno n. 25/26, devi fare la scansione A COLORI dei documenti di identità. Carichi i documenti e a quel punto ti arriva un codice via sms, con il quale devi recarti in posta per farti identificare di persona. Fai tre ore di coda alla posta, trovi l'operatore che non sa cosa sia SPid (il servizio di identità digitale), aspetti altri 20 minuti per far arrivare l'unico collega che sa e che è in pausa caffè e finalmente ti guardano la carta di identità, schiacciano un tasto del pc e ti creano l'IDENTITA' DIGITALE.
Aspetti SMS e email di conferma e finalmente puoi spendere il tuo buono docente. Ah, no.
Per avere i tuoi soldi, che sono erogati in buoni spesa, devi andare sul sito del MIUR carta docente, inserire le credenziali di accesso, inserire il codice che nel frattempo ti è arrivato via SMS, dare tutti i permessi (acconsento) e poi ti crei i buoni. Che devono essere dell'importo esatto di quello che vuoi comprare, non un euro di più, non un euro di meno.
Ma dove spenderli? Il MIUR provvede anche a fornirti l'elenco dei musei che aderiscono. A Milano? A parte Brera e il Cenacolo, spicca Mediaworld. No, ditemi che cosa c'entra ME - DIA - WORLD con i musei. Forse vendono abbonamenti ai musei? Ma se io ho voglia di passare una giornata al Museo del '900 e ci voglio andare con la carta docente, non posso?
Librerie? Il Libraccio va per la maggiore, ma non è che mi serva più di tanto, io vado a scuola perché insegno, non devo frequentare io la scuola, ma forse i simpatici signori del MIUR si sono un attimo confusi con il bonus per i 18enni. Altro? Ah, on line c'è Alpha test, notoriamente utilissima per chi, come me, insegna italiano e storia alle superiori, per dire. Per fortuna c'è anche Amazon, ma è l'unica libreria utile. Con Amazon ovviamente dovrò generare il buono docente, convertirlo in buono Amazon e finalmente spenderlo.
Io lo so, so che sarà un gran momento, un momento che sarà storico quando genererò il mio primo codice e lo spenderò. Festeggerò con un bel bicchiere di citrosodina.
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