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Inverno


Fa un freddo porco, non c'è niente da fare. Ho visto sull'app del meteo che la prossima settimana andrà pure peggio, con temperature sotto lo zero e massime di 1, 2 gradi. Già si preannuncia l'anno più caldo di sempre, me ne devo fare una ragione.  

Guardo fuori dalla finestra e spunta timido il sole dietro una coperta di nuvole; chissà se resisterà o torneranno le cinquanta sfumature di grigio padano. 

Ho ancora in casa albero e presepe. Domani smonterò tutto e risistemerò la casa in attesa della primavera e del cambio dell'ora; non so voi, ma quando scatta l'ora legale io sono felice come una bambina. Oh, guarda che luce. Il primo giorno è sempre così. Oh guarda, c'è luce fino alle 22, dico in giugno. 

Ok, questo post sembra una stratificazione di frasi. Non ha senso? No, ce l'ha, io so che chi ama la primavera come me un senso lo trova di sicuro. A gennaio, dopo le feste, uno ha già voglia di sentire nell'aria il profumo della primavera, quello che inizia a diffondersi verso marzo. Noi siamo quelli che non ci rendiamo conto che l'inverno è iniziato solo 20 giorni fa.

Va be', con una tazza di tè tra le mani, leggiamo Inverno (1934) di Umberto Saba. Una poesia, in endecasillabi, gli ultimi quattro a rima incrociata, che tratteggia le contraddizioni della stagione più fredda. . 

INVERNO

È notte, inverno rovinoso. Un poco
sollevi le tendine, e guardi. Vibrano
i tuoi capelli selvaggi, la gioia
ti dilata improvvisa l’occhio nero;
che quello che hai veduto – era un’immagine
della fine del mondo – ti conforta
l’intimo cuore, lo fa caldo e pago.
Un uomo si avventura per un lago
di ghiaccio, sotto una lampada storta.

(Umberto Saba, 1883-1957)



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