Passa ai contenuti principali

La torta al cioccolato in 5 minuti...


 ... Prendete un preparato in busta, aprite la busta, versate il contenuto nella teglia, infornate et voilà.

No, dai, scherzo.

Scherzo perché il cioccolato è una cosa seria, da trattare con rispetto. Mio figlio lo assapora con una sorta di devozione, per dire. E la torta al cioccolato di cui vi parlo sembra, qui a casa mia, avere poteri taumaturgici. Risolve ogni problema, asciuga ogni piccola lacrima, consola e conforta lo spirito di grandi e piccoli. E' la torta che prepariamo più spesso, così buona, così facile che richiede per forza di essere condivisa.

E poi... una tazza di tè, una fetta di torta, un bel libro, che volete di più? Se di comfort vogliamo parlare, che si parli sì del comfort food, ma anche dei comfort books... Vi ricordate? Da allora i comfort books sono molti di più, la lista si è felicemente allungata. Ma di questo parleremo un'altra volta.

Allora, pronti per una torta che si fa in cinque minuti cinque?

Fate così. Prendete una pentola e metteteci dentro 200 gr di cioccolato (sapete che quello fondente che si trova alla LIDL è buonissimo? Costa poco, rende benissimo nelle ricette ed è anche ecosostenibile), 100 gr di zucchero, 100 gr di burro, 100 ml di latte.
Fate sciogliere tutto.
Spegnete il fuoco, incorporate 200 gr di farina e 1 bustina di lievito; successivamente  aggiungete 4 uova intere, avendo cura di aggiungerne una alla volta.

Infornate a 180 gradi per 30'.

Spolverate con zucchero a velo e gustate :-)

Vero che è veloce?

Ehm... Mi sono appena resa conto che le foto della suddetta torta sono venute orrende. Ti pareva. Appena la rifaccio posto foto sulla pagina facebook, giuro. (Sono decisamente una food blogger :-D)

Commenti

Post popolari in questo blog

Primavera, come fosse un viaggio

 Domani sarà primavera... Ogni anno mi stupisce sempre. Mi capita spesso di guidare e di ritrovarmi stupita, nel percorrere gli stessi viali casa-scuola, perché gli alberi improvvisamente sono di una bellezza lussureggiante, impreziositi di fiori bianchi e rosa. E fino al giorno prima non c'erano. Ma forse ero io che non ci avevo fatto caso. La primavera è la stagione in cui imparare a viaggiare. Veramente, metaforicamente. Percorrere una strada è anche godere delle bellezze di quella strada, ricordandosi che è necessario lo sguardo alto, curioso e non sempre concentrato verso i nostri piedi. Così vi lascio Itaca di Costantino Kavafis . Per augurarvi che domani la primavera inizi come un viaggio, che fa nuove le cose. ITACA Quando ti metterai in viaggio per Itaca devi augurarti che la strada sia lunga, fertile in avventure e in esperienze. I Lestrigoni e i Ciclopi o la furia di Nettuno non temere, non sarà questo il genere di incontri se il pensiero resta alto e u...

L'angolo di Don Camillo. Il rispetto (e la bandiera della signora Cristina)

  La signora Cristina , il "monumento nazionale" per dirla alla Guareschi, un giorno morì. Era il 1946. Lei, monarchica, diede, prima di spirare, disposizioni per il suo funerale: voleva la bandiera del re. Non quella della repubblica, ma quella del re perché "i re non si mandano via". E poco importa se c'era stato il referendum, la signora Cristina voleva che la sua bara fosse avvolta nella bandiera con lo stemma. "... Sulla cassa voglio la bandiera (...) La mia bandiera, con lo stemma (...) Dio ti benedica anche se sei bolscevico, ragazzo mio ", disse, rivolgendosi a Peppone. E poi chiuse gli occhi e non li riaperse più . Immaginiamo quale turbamento una simile richiesta potesse provocare in un sindaco comunista, che certo non poteva rispettare a cuor leggero una simile volontà. Chi ama Don Camillo sa benissimo quale fu la decisione di Peppone: Peppone accontentò la sua maestra.  Ma, a mio avviso, la grandezza di questo episodio non sta nel ...

La poesia non serve a niente?

 Da lontano Qualche volta, piano piano, quando la notte si raccoglie sulle nostre fronti e si riempie di silenzio e non c'è posto per le parole e a poco a poco ci si raddensa una dolcezza intorno come una perla intorno al singolo grano di sabbia, una lettera alla volta pronunciamo un nome amato per comporre la sua figura; allora la notte diventa cielo nella nostra bocca, e il nome amato un pane caldo, spezzato. ( Pierluigi Cappello , Da lontano , in Mandate a dire all'imperatore , Crocetti, Milano 2010, p. 47.) I miei studenti, soprattutto quelli che si mettono le mani nei capelli tutte le volte che c'è da fare una parafrasi, mi chiedono spesso: "Ma prof., a cosa serve la poesia? Cioè, veramente c'è qualcuno che viene pagato per scrivere poesie?". La risposta alla seconda domanda è molto facile: "no". O meglio: di solito i poeti non vivono di poesia. Se percepiscono un compenso, diciamo che questo compenso, nella maggior parte dei ...