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In biblioteca nella nebbia


 Si gela, stamattina. La nebbia ammanta ancora tutto; ha provato, stamattina, ad alzarsi un poco, a lasciare scorgere un lembo di cielo azzurro pallido, ma è stata solo un'illusione.
Mi sono alzata prima del solito per uscire e fare delle commissioni. Sono andata in centro, ma ho parcheggiato la macchina lontano, per fare una passeggiata, nonostante l'aria facesse male al viso. Sono scesa dall'auto, ho preso il mio sacchetto pieno di libri: "Sono in ritardo con la consegna dei libri in biblioteca". Erano libri illustrati che avevamo preso io e mio figlio durante la nostra ultima visita in biblioteca. Li leggiamo e rileggiamo, i libri,  lui li impara a memoria e la sera mi diverto a leggerli sbagliati, così lui può ridere... "Leggi bene, mamma, rileggi da capo".

Sono entrata nel palazzo; mi fermo sempre a guardare la panchina nel cortiletto, su cui, quando fa caldo, mi piace sedermi e aprire subito il libro appena ritirato. La lettura è spesso un fatto urgente.

Ho percorso la maestosa scalinata per entrare in biblitoeca; ho aperto il portoncino di legno un po' sgangherato e ho trovato tepore. Tutti mi sembrano calmi, in biblioteca. Ho appoggiato sul bancone i miei dieci libri per bambini e ne ho ordinato uno da adulta. "Avete Lucrezia Floriani di George Sand?"
No, non c'è, "ma è corretto il titolo? Ah, no, scusi, avevo capito male. Glielo ordino, arriverà tra qualche giorno".
Sono uscita contenta, arriverà presto un libro nuovo, leggerò del lago di Iseo, cercherò di immaginarmi la scrittrice, e come doveva essere la sua vita ribelle, la sua storia d'amore con il grande Chopin.

Mi sono rituffata nel mondo reale, il mercato, due kg di arance e quattro mele renette. Mi compro un vestitino colorato, costa poco, poi un basco nero perché avevo proprio bisogno di un basco nero, anche se io il basco non l'ho mai portato.

A casa trovo il divano rosso, mani che scaldano le mie. Penso al pranzo, ma ho voglia di scrivere.

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