Sta finendo maggio.
Chi insegna lo sa.
Maggio è QUEL mese. Il mese delle ultime interrogazioni, degli ultimi pacchi di verifiche, degli studenti che sembrano tori chiusi nel recinto, delle aule che puzzano, del caldo che scoppia tutto d'un tratto e rende roventi i palazzoni anni '70 che ospitano le scuole italiche.
Maggio è il mese in cui "Prof. posso fare il recupero l'8 giugno?" (domenica. Scuola finita), "Prof., ho preso quattro tutto l'anno, se le dico le battaglie combattute da Napoleone mi dà 6?", "Prof., ma se uno ha la media del 4.80 ha il debito oppure lo presenta con il 6?".
Maggio è il mese in cui i docenti si trascinano con il colorito verdognolo per i corridoi e si lamentano un po' più del solito, perché il solito è sempre un lamentarsi tantissimo. Qualcuno però lo vedi già abbronzato e quelli sono i prof. di educazione fisica.
Maggio è il mese in cui stanno per concludersi i corsi universitari per il ruolo e i fortunati candidati li vedi perché ormai hanno perso la cognizione del tempo e anche di loro stessi, hanno un colorito tra il giallo e il verde, non capiscono più dove si trovano. E ridono. Una risata un po' isterica, ma almeno ridono.
Maggio è il mese in cui i supplenti si dividono in due categorie. Quelli che "Speriamo di rivederci il prossimo anno" e quelli che "Piuttosto cambio lavoro, ma qui non mi vedete più".
Maggio è il mese dei trasferimenti e si scombinano gli equilibri di un universo già estremamente precario.
Maggio. Dai che tra poco è giugno e la scuola finisce.
E ci saranno tre mesi di vacanze.
Ah certo, come no. Tra scrutini, esami di maturità, recuperi, poi ancora esami, scrutini ad agosto ecc..., i tre mesi esistono solo nell'immaginario collettivo di chi non insegna. Sapete a chi dare la colpa della diceria dei tre mesi di ferie? A Giovanni Papini e al suo divertentissimo libretto "Chiudiamo le scuole". Lo faccio sempre leggere ai miei studenti e, neanche a dirlo, concordano.
Le scuole, dunque, non son altro che reclusori per minorenni istituiti per soddisfare a bisogni pratici e prettamente borghesi. Quali? Per i genitori, nei primi anni, sono il mezzo più decente per levarsi di casa i figliuoli che danno noia. Più tardi entra in ballo il pensiero dominante della “posizione” e della “carriera”. Per i maestri c’è soprattutto la ragione di guadagnarsi pane, carne e vestiti con una professione ritenuta “nobile” e che offre, in più, tre mesi di vacanza l’anno e qualche piccola beneficiata di vanità. Aggiungete a questo la sadica voluttà di potere annoiare, intimorire e tormentare impunemente, in capo alla vita, qualche migliaio di bambini o di giovani.
Leggetelo, merita.
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