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Visualizzazione dei post da febbraio, 2025

L'angolo di Don Camillo: il bozzolo della viltà

" È   la paura" rispose il Cristo. "Essi hanno paura di te". "Di me?" "Di te, don Camillo. E ti odiano. Vivevano caldi e tranquilli dentro il bozzolo della loro viltà. Sapevano la verità, ma nessuno poteva obbligarli a sapere, perché nessuno aveva detto pubblicamente questa verità. Tu hai agito e parlato in modo tale che essi debbono saperla la verità. E perciò ti odiano e hanno paura di te. Tu vedi i fratelli che, quali pecore, obbediscono agli ordini del tiranno e gridi: 'Svegliatevi dal vostro letargo, guardate le genti libere; confrontate la vostra vita con quelle delle genti libere!'. Ed essi non ti saranno riconoscenti, ma ti odieranno, e se potranno, ti uccideranno, perché tu li costringi ad accorgersi di quello che essi già sapevano, ma, per amore di quieto vivere, fingevano di non sapere. Essi hanno occhi ma non vogliono vedere. Essi hanno orecchie, ma non vogliono sentire. Sono vili ma non vogliono che nessuno dica loro che sono vili...

Amici

Un amico è qualcuno che ti conosce molto bene e, nonostante questo, continua a frequentarti  (attribuito a Oscar Wilde) Ho perso il conto delle volte in cui mi sono imbattuta in questo aforisma, ma ho trovato il bigliettino nei Baci Perugina e l'ho preso per un segno.  Tanto più che oggi ero a pranzo con una delle mie amiche, quelle vere. Quelle con cui in un'ora si riesce a piangere dalla commozione e poi a ridere come neanche le adolescenti.  Ho pensato: amicizia, che parola abusata.  Già dall'asilo ti presentano i compagni di classe come amici. Cresci con l'idea di avere tanti amici. E invece i più sono conoscenti. Magari conoscenti simpatici, con cui passare un buon tempo, una bella cena, un pomeriggio, una gita.  Ma l'amico è altro. È un dono di cui avere cura. Amico è quello che c'è.  C'è quando hai davvero bisogno e trova il tempo anche se non ce l'ha.  C'è quando ti è capitata una cosa bellissima, e gioisce con te.  C'è quando non vedi il...

San Valentino... il giorno dopo

Quando ero adolescente e perennemente single, occhialuta, secca secca, mettici pure i brufoli, corrisposta solo da Cicerone e Tucidide, tu vedi un po' la sfiga (ma anche la fortuna: io sapevo tradurli), il giorno di S. Valentino era una tragedia.  Tutti tranne me. Che strazio. Le compagne di scuola quelle belle, ammirate, ricevevano i cioccolatini, le lettere, i fiori. E io al massimo l'interrogazione di latino.  Poi è arrivato il primo fidanzato ed era talmente fuori di testa che sarebbe stato meglio restare single. Idem per il secondo. Calamita per i casi umani.  Poi per fortuna - grazie, Dio, grazie - ho conosciuto quello che è diventato mio marito e me lo tengo stretto da più di 25 anni. E non è un caso umano, anzi, a volte mi viene il dubbio che il caso umano sia io. Tutto ciò per dire che avevo pensato di scrivere qualcosa per S. Valentino, ma sai che retorica.  Che poi, io quest'anno ho fatto la torta al cioccolato e panna per i miei uomini (marito e figlio), ...

L'angolo di don Camillo: il pilone. L'odio genera odio.

In Don Camillo e il suo gregge , troviamo un racconto, Il pilone , che parla di odio, di come nasce e delle sue conseguenze.   Un giorno, il sindaco Peppone va alla scuola elementare a interrogare i bambini, sotto lo sguardo intimorito del nuovo maestro. Il figlio di Peppone sbaglia una moltiplicazione; il compagno di banco, interrogato a sua volta, pur sapendo la risposta si rifiuta di parlare. Incalzato dal maestro, finalmente il bambino sputa il rospo. Non vuole rispondere perché, riferendosi a Peppone, "lui ha picchiato mio papà [...]Gli hai fatto sanguinare la bocca. Ho visto io. Io ero con lui sul carro".   I due bambini, il figlio di Scartini, l'uomo picchiato da Peppone e il figlio di Peppone, iniziano a litigare. Volano parole grosse, spallate. Il maestro, esasperato, promette: "Li dividerò". Ma Peppone sentenzia laconico "Sono già divisi".  Qualche giorno dopo, il figlio di Peppone è riaccompagnato a casa da don Camillo: è lacero, sporco, con...

Della musica e di altri demoni

Parafraso così   un romanzo celeberrimo di Gabriel Garcia Marquez. Non so come mi sia venuto in mente, ma mi è piaciuto e quindi ecco fatto il titolo del post. Stamattina, nelle aule grigie del mio liceo, pensavo a quanto manchi la musica nelle scuole italiane. Fatta salva l'eccezione dei licei musicali, scelti dall'1% della popolazione studentesca, e dei conservatori, la musica non esiste. C'è l'ora agghiacciante di musica alle medie, in cui è tutto uno stridor di orecchie causate da quel coso inutile di plastica chiamato flauto dolce. Io vorrei sapere chi ha avuto la pensata di imporre il flauto dolce come strumento dell'ora di musica. Perché non il canto, perché non una tastiera? No, il flauto dolce. Boh. E poi perché sempre l'Inno alla gioia? Sì, ci sono le scuole medie a indirizzo musicale, ma non sono poi così tante. Ci sono insegnanti bravissimi che si trovano a combattere contro famiglie intere che sostengono che la musica sia un po' come la ricreaz...