Immagine presa da Il giornale del Po
Fermi a piè della stradetta che si arrampicava sull'argine, Peppone e soci stavano discutendo sulla perfidia del clero in genere, e di don Camillo in particolare, quando arrivò come un piccioncino dentro un nido di falchi, un frate.
Così l'incipit di un raccontino alla fine di Don Camillo e il suo gregge, intitolato il Fraticello.
La trama è esile: Peppone e soci stanno discutendo sull'argine, mentre la nebbia si fa sempre più fitta, e arriva questo fraticello, ovviamente accolto come i comunisti solitamente accolgono i religiosi. Male. Nel senso: il fraticello chiede a Peppone un'elemosina e Peppone urla un violento "no". Il fraticello chiede allora al sindaco di accettare almeno un santino, ma Peppone non solo risponde che non gli serve, ma poi propone: "Bisogna mettere dei cartelli in paese. Vietato l'accattonaggio anche ai frati e alle suore".
E così ognuno va per la sua strada.
Peppone torna a casa, si mette al lavoro nella sua officina, ma non riesce a lavorare. Prende la bicicletta e torna all'argine, mentre la nebbia sia fa sempre più fitta. Ecco che sul ciglio del fossato trova il fagotto di stracci color frate. Peppone finge di dover andare al convento di Gabiolo, proprio dove era diretto il frate e si offre di portarlo sulla canna della bici.
Il frate risponde sorridendo: "Grazie, fratello. Noi cerchiamo sempre di star peggio, non di star meglio". E così declina l'invito.
Che fa a questo punto Peppone? Non torna a casa, ma prosegue nella nebbia: i due erano lontani dal mondo un milione di chilometri. Ad un tratto Peppone si ferma, il fraticello si ferma e Peppone gli allunga una banconota da cinquecento. "Per i vostri poveri". Il frate rimane di stucco, poi allunga la mano e lo ringrazia "Dio ve ne renderà merito". Peppone però non si muove: "Il santino!" E il frate gli dà il santino che poco prima Peppone aveva rifiutato. Poi Peppone prende la bici e torna a casa, lasciando proseguire il fraticello.
Quando si trovò sull'argine, [Peppone] fermò il biciclo, trasse di saccoccia il santino e lo ripose nel portafogli, dentro la tessera del partito.
"Oscurantismo medievale" borbottò Peppone riprendendo a pigiare sui pedali. "Noi siamo impregnati di oscurantismo medievale! Bisogna vigilare noi stessi". Montò immediatamente di sentinella ai suoi sentimenti, pronto a dare l'allarme.
Ma clandestinamente continuò a pensare al fraticello fermo sulla riva del fosso a chiacchierare con i passeri e con gli scricchioli.
La fine dei questo racconto mi ricorda molto quello dello Spumarino pallido, in cui, nella finzione, emerge la verità di Peppone. Peppone si finge avversario dei rossi per non spaventare il pover'uomo che gli dà un passaggio in auto sotto una pioggia torrenziale. L'ometto è spaventato di trovarsi nella bassa, dove i rossi spadroneggiano (siamo appena dopo la seconda guerra mondiale, la zona è quella del tristemente famoso triangolo della morte). Salvo poi scoprire che l'ometto spaventato è l'ispettore federale del PCI, venuto ad incontrare il sindaco Bottazzi. I due hanno mentito, ma nella menzogna è emersa la loro parte più vera.
Così Peppone nel racconto il Fraticello. Peppone fa il capo sezione e sindaco comunista, ma Peppone resta un cristiano convinto, la cui vera essenza emerge nel silenzio e nel nascondimento. Peppone rifiuta il fraticello quando è con la sua banda, ma nella solitudine della sua officina e ancor più nel nascondimento della nebbia, rivela la sua vera natura. Anche nel voto c'è sempre l'elemento della nebbia, del nascondimento. Non per vergogna, ma per non mostrare ciò che è intimamente proprio a chi non potrebbe capirlo. Peppone si rivela a don Camillo nell'episodio del Voto e al fraticello nel racconto omonimo.
Stupendo il particolare del santino messo dentro la tessera del partito: ciò che è vero è custodito.
Peppone prova a giustificarsi con se stesso, a montare di sentinella ai suoi sentimenti. Sei parole per tratteggiare l'atteggiamento di chi sta in allerta verso i propri sentimenti, pronto a dare la guardia quando ciò che si prova contraddice gli ordini imposti dall'alto. Ma Peppone, anche se prova a rassicurarsi che gli slogan di partito siano ben radicati in lui, sa che in realtà il suo pensiero va ad altro, a ciò che è la verità.
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