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Sulla protesta all'esame di Stato


L'esame di maturità è terminato da quasi un mese, ma ancora, ogni tanto, i giornaloni ripostano la notizia dei ragazzi che, avendo una valutazione tra prove e crediti superiore al 60, si sono rifiutati di sostenere l'orale. O, per meglio dire, si sono presentati all'orale, hanno firmato la presenza e poi non hanno parlato perché trovano ingiusto il sistema scolastico. 

Io trovo che questa protesta non  abbia alcun senso, per lo meno portata avanti così. 

È vero che la scuola (parlo di scuola pubblica, non parlo volutamente di realtà per le quali si deve pagare una retta per frequentare) ha mille mancanze, è verissimo che non tutti i docenti sono in grado di svolgere il loro lavoro, sia per qualità umane, sia per preparazione. Purtroppo gli incapaci ci sono in tutti i settori, ma che gli incapaci siano presenti nelle scuole è un fatto grave perché a loro sono affidati i giovani.  Statisticamente, però, non è possibile trovare un luogo di lavoro in cui il 100% dei lavoratori sia perfetto: ci sono medici incompetenti e corrotti, magistrati incompetenti e corrotti... Magra consolazione: i docenti sono solo incompetenti, non corrotti. Al massimo i genitori fanno ricorso, non tentano di comprare il consiglio di classe. Ho aperto il discorso ricorsi non a caso: certo, ci possono essere casi in cui il consiglio di classe non ha lavorato bene ed è stato manchevole. Ma quanti sono i genitori che reputano di avere in casa il genio (incompreso)? Quanti quelli che quindi accusano gli insegnanti non solo dello scarso rendimento scolastico del figlio, ma anche delle sue problematiche esistenziali, problematiche che invece dovrebbero interessare principalmente i genitori e non lo sventurato insegnante con 180 alunni che vede lo studente una/due volte a settimana? Davvero pensiamo noi genitori di valere così poco da demandare a un perfetto sconosciuto l'educazione di quella che per noi dovrebbe essere la persona più importante del mondo? Mah. 

Una cosa che non amo del sistema scolastico italiano è il numero legale dei voti: dovendo dare un tot di valutazioni per quadrimestre, si arriva a piazzare un numero eccessivo di verifiche nei mesi clou dell'anno (gennaio e maggio, solitamente), con il risultato che la preparazione per dette verifiche è spesso sommaria e superficiale e il tracollo della media matematica è dietro l'angolo. Io abbasserei a tre massimo il numero di prove per quadrimestre in tutte le materie, diluendo maggiormente nel tempo le verifiche. Detto questo, però, deve essere chiaro che il voto misura una prova, non il valore di una persona. E se sbagliano i docenti che usano i voti come premi/punizioni, ugualmente sbagliano i ragazzi e i genitori che vedono il voto come il riconoscimento della loro persona e non della loro preparazione. Non è che se prendi 10 sei una brava persona, eh. Così come non sei un imbecille se prendi 4. Il voto dipende da quanto hai studiato. Se non studi e prendi 3, la prossima volta ti rimbocchi le maniche. Anche perché, a differenza di quando andavo io al liceo (il secolo scorso!), adesso i recuperi sono previsti per legge.

Torniamo alla questione protesta. Non la condivido, prima di tutto per la modalità. Se protesti, devi rischiare qualcosa. Troppo comodo avere la promozione in tasca e poi fare scena muta all'esame orale, sapendo di non rischiare niente. Quanti ragazzi anni fa hanno contestato apertamente certe misure idiote anti covid, come il distanziamento di "un metro dalle rime buccali" quando si arrivava a scuola sugli autobus stipati perché avevano "ampliato il concetto di congiunti", o i banchi a rotelle o il disinfettante ogni ora, con il risultato di dermatiti su tutto il palmo della mano, o le verifiche poste in quarantena? Pochissimi, perché quelli che lo facevano venivano massacrati, tacciati come dementi, additati, derisi e bullizzati. La maggior parte trovava inutili e si accorgeva dell'illogicità di quelle misure, eppure pochissimi avevano il coraggio di dirlo perché avevano paura. Anche perché il mainstream era tutto contro. Non ci sarebbero stati articoli di giornale pronti a santificare la protesta, ma al massimo articoli per additare la patologia psichiatrica dello studente che trovava assurdo mettere in quarantena la verifica di storia o stare distante un metro dall'amico con il quale aveva condiviso il sedile dell'autobus. Protestare costa. Dire di no, in nome della verità, costa. Senza rischio, la protesta è inutile. Quanti rifiuterebbero di sostenere l'orale se non conoscessero in anticipo i voti degli scritti e quindi non fossero sicuri della promozione? Azzardo: nessuno. 

Se si vuole protestare, si deve rischiare o si deve perdere qualcosa. Una protesta sensata poteva essere quella di sostenere un orale strepitoso e richiedere al presidente (non al ministro! che senso ha?) di non tenere conto della valutazione del colloquio, adducendone la motivazione. Ma un orale strepitoso costa fatica e impegno nella preparazione. E significa rinunciare volontariamente a una valutazione meritata in nome di un ideale più alto. Non sostenere l'esame orale sapendo di avere il 60, significa non darsi neanche la pena di ripassare. 

O ancora, un'altra forma di protesta poteva essere quella di ritirarsi da scuola e presentarsi all'esame come privatista. Dimostrare di essere in grado di fare più e meglio che nelle aule scolastiche. Dare un apporto critico. Insegnare qualcosa ai propri insegnanti. Mi è stato detto che non tutti hanno i mezzi per prepararsi da privatista. E allora che senso ha la protesta? Voglio dire: se la scuola è così inutile e deficitaria, liberandomi dalle catene della frequenza obbligatoria posso dimostrare di fare più e meglio che frequentando. Se non sono in grado neppure di gestire da solo due mesi di preparazione, allora devo farmi due domande sul senso della mia protesta.  

Se si vuole protestare contro il sistema scolastico, si deve quindi capire prima contro cosa si protesta. Innanzitutto è necessario svolgere il proprio dovere senza scappatoie. Assumendosi la responsabilità dei propri insuccessi e dei propri successi (cioè non usare chat gpt o espedienti simili e poi vantarmi che l'ho fatto fesso e ho preso 9). Cercando un dialogo con gli insegnanti, perché se è vero che alcuni sono incompetenti, molti di più sono quelli che, con tutti i loro limiti umani, si fanno "un mazzo tanto" per i ragazzi e fanno di tutto perché possano raggiungere buoni risultati.  Cercare un dialogo anche con il dirigente scolastico se ci sono situazioni particolarmente intricate. Essere partecipi in modo costruttivo. Non pretendere l'impossibile, gli insegnanti non sono psicologi, né genitori pro tempore dei propri figli. 

Detto questo, urge ricordare che i docenti dovrebbero essere al servizio dei ragazzi e non i giudici della loro esistenza. Dovrebbero amare quello che insegnano e avere voglia di trasmetterlo. Non usare l'insegnamento come lavoro di ripiego, perché avere cura dei giovani è il lavoro più delicato e importante che ci sia ed è un delitto ritenerlo un momento di passaggio in attesa di un lavoro migliore. Perché così si fanno danni, davvero tanti. 

Non ho la soluzione, se non richiamare il mio amato Giovannino Guareschi che ci insegna che ognuno deve fare il suo dovere perché le cose funzionino. Aderire alla propria realtà, esserne protagonisti, non delegare le proprie responsabilità, adulti e ragazzi, mettere il cuore in quello che si fa. 



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