Qui i giorni passano alla velocità del lampo.
Sono ormai iniziati i famosi tre mesi di vacanze per i docenti, così tra scrutini, corsi pnrr, collegi docenti e riunioni varie, faccio un po' fatica a godermi le vacanze. Mettiamoci che lunedì inizierò pure la maturità in una scuola a 1h di strada da casa mia e sarà ancora più difficile godersi la lunghissima pausa estiva iniziata ovviamente il giorno 8 giugno.
Scherzi a parte, ieri stavo affrontando un ripasso pre maturità con i miei ragazzi di quinta e stavo pensando a quanto l'estate sappia essere poetica, nella sua dolcezza, ma anche nella sua calura soffocante. E' una stagione che conclude e che, concludendo, crea nuovi inizi. E' una stagione che, specie nei giorni a cavallo tra la primavera e l'inizio dell'estate vera e propria, è carica di quei profumi forti - incredibile dictu, si sentono anche in pianura - che poi non si sentono più.
Giugno, il mese dell'attesa degli esami, delle vacanze, degli abiti freschi, dei ventilatori, dei gelati e della piscina, visto che noi lombardi il mare non l'abbiamo e si fa quel che si può. Il mese della luce fino alle 22, delle persiane chiuse alle 14, del prosciutto e melone, il mese delle cicale e delle sere blu, come quelle che piacevano a Rimbaud.
SENSAZIONE
Le sere blu d’estate andrò nei sentieri,
Punzecchiato dal grano, calpestando erba fina:
Sentirò, trasognato, quella frescura ai piedi.
E lascerò che il vento m’inondi il capo nudo.
Non dirò niente, non penserò niente: ma
L’amore infinito mi salirà nell’anima,
E andrò lontano, più lontano, come uno zingaro
Nella Natura, – felice come con una donna.
Arthur Rimbaud
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