L'idea dell'intervista a Mirko Volpi, mio compagno di classe di liceo, oggi ricercatore universitario e scrittore, mi è venuta dopo che un mio studente, con fare sorpreso, mi ha domandato: "Ma veramente c'è qualcuno pagato per studiare Dante?".
Bam, eccola la domanda. Perché non è affatto una domanda scema, o maleducata. Lo studente non voleva essere maleducato, anzi. Era sorpreso. E anche un po' schifato, diciamola tutta, all'idea che qualcuno venisse pagato per svolgere un lavoro sostanzialmente inutile.
Il ragionamento più o meno è il seguente: "Studi, e ti fai il mazzo perché Dante chi lo capisce, quello scriveva milioni di anni fa in un italiano incomprensibile. Poi: che ti frega delle tre fiere, o dell'amor che move il sole e l'altre balle varie, ti spacchi la testa, e non FAI niente. Mica cucini, aggiusti una macchina, pialli il legno o dai un calcio al pallone per il divertimento di milioni di spettatori che poi ti ricoprono di soldi.".
E' vero. Se di lavoro studi, non FAI niente, non produci niente di pratico, di materiale.
Allora, perché studiare lettere all'università, e vivere di letteratura (io insegno alle superiori), come ho fatto io, come hanno fatto tanti miei amici?
Eccola la risposta, almeno la mia. Si studia lettere perché è, prima di tutto, meraviglioso. La letteratura è un'immersione costante nella bellezza e, da sempre, l'uomo cerca il bello dentro e fuori di sé. "Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza", diceva sempre il caro Dante, sempre lui. Ed è vero: se fossimo solo istinto, regolamentati solo ed esclusivamente dalle leggi di natura, non avremmo neppure sogni, non avremmo aspirazioni (qui cito d'Avenia).
La letteratura è una costante tensione verso l'alto. Sia quando ne godi (leggi un libro), sia quando decidi che quello deve diventare il tuo lavoro, come nel mio caso. Quello che sai devi trasmetterlo agli altri, ma più delle anafore e delle paronomasie, devi trasmettere la pelle d'oca che ti procura ogni volta quel verso o quella frase. Devi conservare la risata nel leggere che "avea del cul fatto trombetta", devi lasciare trasparire la commozione di fronte a "Vergine madre, figlia del tuo figlio".
Perché quando ami la letteratura, la ami davvero, intendo, non ti stancherai mai di fronte a quei capolavori eterni, a quelle parole sentite e lette migliaia di volte eppure sempre nuove.
Si studia lettere perché è un privilegio, pur sapendo - e qui si fa una scelta anche di vita, nel senso pratico, intendo - che sarà sempre un privilegio spirituale e intellettuale e che, se vivrai solo del tuo lavoro, andrai in giro con una utilitaria a vita e ti limiterai a guardare la Maserati su instagram. Che i tuoi vestiti non saranno quelli di via Montenapoleone, la tua casa sarà un appartamento di piccole dimensioni (rigorosamente pieno di libri), e le tue vacanze saranno all'insegna del risparmio e non del Resort a 5 stelle. Che poi, alla fine, che ti frega della macchina, della reggia o della località vip? Tanto saprai di essere comunque un privilegiato perché, quando hai scelto l'università, hai avuto l'intuizione di puntare alla bellezza, una bellezza che conoscevi solo in minima parte.
Io, quella strada di bellezza, ho scelto di percorrerla ogni giorno e, dopo
Forse è anche per questo che non sono ancora stata ricoverata al neurodeliri.
Vi pare poco?
Bellissime parole, Sara, che ovviamente non posso che sottoscrivere!!!
RispondiEliminaImmagina tu che lotte devo fare io che ho dedicato i miei studi a chi è venuto molto molto prima di Dante...
La letteratura è eterna, è meravigliosa...è la testimonianza che ci hanno lasciato gli uomini che hanno calpestato la nostra stessa terra prima di noi, eppure noi ancora riusciamo a specchiarci nelle loro parole, perchè le loro anime sono anche le nostre...
Grazie Sara per avermi testimoniato con le tue emozioni che al mondo ci sono ancora tanti "pazzi" come noi!
Credo sia necessario essere un po' pazzi e soprattutto innamorati della vita e della bellezza per poter dedicare la propria vita agli studi letterari. Io provo, ogni giorno, a trasmettere la mia passione. A volte mi deprimo perché mi sembra che non freghi niente a nessuno ,a dire il vero... Poi, magari, dopo anni accade il miracolo: studenti che ti ringraziano, che ora leggono, che hanno scoperto Pascoli, o Dante, o Leopardi e non ne fanno più a meno. Grazie per avermi scritto, un abbraccio
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