Rieccomi con il seguito del goduriosissimo tour della Torino del cioccolato.
Dopo aver lasciato Palazzo Madama, siamo poi arrivati in Piazza San Carlo, un autentico gioiello, sia per l'architettura, sia per i suoi locali. Piazza San Carlo è considerata il salotto di Torino e la sua fama è pienamente meritata: elegante, accogliente e, a mio avviso, rétro quel tanto che basta.
Pensate che in questa piazza ci sono ben quattro locali degni di nota: la confetteria Stratta, il Caffè Torino, il Caffè San Carlo e il ristorante Caval 'd Brôns (questi ultimi non hanno un sito internet).
Cominciamo da Stratta: nel post precedente vi ho fotografato i suoi gianduiotti. Stratta è una confetteria nata nel 1836, così celebre per i suoi cioccolatini e le sue prelibatezze da diventare la confetteria della famiglia reale, nonché il luogo quotidianamente frequentato da Cavour, che amava lì sorseggiare una cioccolata a cui mescolava delle nocciole, appositamente lasciate per lui su un piattino dai camerieri. Già ai tempi del conte di Cavour, Stratta offriva quello che oggi definiamo servizio di catering. Celebre un ordine che il conte commissionò per un ricevimento di ambasciatori europei: 29 kg di marrons glacés (inventati proprio a Torino), 18 kg di sorbetto, 37 di frutta caramellata, in più paste, confetture, meringhette, liquori per un totale di 2547 lire e 60 cent.
Vicino a Stratta si trova il ristorante Caval 'd Brôns, cui onestamente non ho dedicato molta attenzione. Due miei studenti dal palato raffinato hanno pranzato lì e hanno trovato la cucina veramente ottima.
Sempre in Piazza San Carlo, ma dal lato opposto a Stratta, ecco i due caffè: il Torino, tradizionalmente monarchico, e il San Carlo, un tempo luogo di ritrovo dei repubblicani. Il Caffè San Carlo è stato uno dei primi locali ad aver usato l'illuminazione a gas ed è particolarmente rinomato per i suoi caffè; celebre invece per la cioccolata, le torte e il bicerin (una goduria da bere a base di caffè, cioccolata e crema di latte, da sorseggiare senza mescolare) è il Torino. Entrambi i locali sono belli, ma con una sorta di patina sull'antico splendore. Nel senso che mi sarei aspettata uno scintillio di cristalli, ori e decori. C'erano, sì, ma sembravano aver perso il loro nitore con il passare degli anni. Credo proprio che dovrò fare un secondo giro a Torino per capire se confermare o meno questa impressione :-)
Che dire... In un momento di pausa mi sono seduta al Torino e ho sorseggiato il bicerin e...buono, davvero buonissimo (ma mooolto, caro, 7,20 € al tavolo. Però, dai, per una volta si può fare).
Purtroppo le poche foto del Caffè San Carlo sono venute malissimo, per cui non ho nulla da mostravi :-(
Ci siamo poi spostati da Piazza San Carlo alla scoperta di altri luoghi degni di nota. Il primo è Gobino, celebre per i suoi Tourinot, ovvero cioccolatini di pasta gianduia, dalla stessa forma di un gianduiotto ma più piccolo, arricchiti di burro e panna. Che bontà... Io ero in estasi a sentire i racconti della guida riguardo a queste piccole meraviglie caloriche e non ho potuto fare a meno di comprarne un pacchettino. Certo, in questi caffè i cioccolatini costano quasi come un bracciale di Tiffany, ma la differenza con un prodotto industriale è abissale. Davvero in questo caso vale la regola del poco ma buono.Una particolarità di questo negozio è l'insegna: vi si legge ancora il nome Villarboito, precedente negozio di timbri.
Dopo Gobino, ecco arrivati negli ultimi tre locali del tour. Pepino, istituzione napoletano-piemontese dal 1884, ovvero la prima gelateria di Torino e creatrice del pinguino, gelato sullo stecco ricoperto di cioccolata. Il primo gelato da passeggio, insomma.
Siamo poi arrivati al caffè Baratti e Milano, locale chicchissimo e che poteva annoverare tra i clienti abituali Guido Gozzano, che alle donne che qui mangiavano paste e pasticcini dedicò la poesia Le Golose. Anche se non l'ho bevuto in questa occasione, vi consiglio, se capitate, di bere qui un caffè: in una visita a Torino di tanto tempo fa, ne ho assaggiato uno straordinario con panna montata. Sono passati anni da allora, ma il gusto lo ricordo ancora. Ne vale la pena :-)
Ultimo, Mulassano, celebre per il vermut e per il tramezzino. Si dice che qui sia nato il rito dell'aperitivo (che io ho sempre creduto milanese...). Particolare la fontanella in mezzo al bancone, da cui è possibile prendere un bicchiere d'acqua quando si vuole. Si paga il cibo, ma se si desidera l'acqua, questa è gratis.
Gobino, Pepino e Mulassano.
Non siamo arrivati al famoso caffè Bicerin e, per ragioni di tempo, non sono riuscita a visitarlo neppure al termine del tour guidato.
E' stata un'esperienza particolare, quasi fuori dal tempo... L'unica pecca che mi sento di segnalare nell'organizzazione è che le scolaresche non possono entrare in gruppo nei caffè, ma solo vederli dall'esterno. La ragione è comprensibile: molti locali sono piccoli e 30/35 persone tutte insieme rischierebbero di provocare danni. Credo invece che riprecorrere lo stesso itinerario da soli o in piccoli gruppi sia un'esperienza indimenticabile per gli occhi e per il palato. Perché qui il cioccolato è veramente cultura.
Piazza San Carlo
Pensate che in questa piazza ci sono ben quattro locali degni di nota: la confetteria Stratta, il Caffè Torino, il Caffè San Carlo e il ristorante Caval 'd Brôns (questi ultimi non hanno un sito internet).
Cominciamo da Stratta: nel post precedente vi ho fotografato i suoi gianduiotti. Stratta è una confetteria nata nel 1836, così celebre per i suoi cioccolatini e le sue prelibatezze da diventare la confetteria della famiglia reale, nonché il luogo quotidianamente frequentato da Cavour, che amava lì sorseggiare una cioccolata a cui mescolava delle nocciole, appositamente lasciate per lui su un piattino dai camerieri. Già ai tempi del conte di Cavour, Stratta offriva quello che oggi definiamo servizio di catering. Celebre un ordine che il conte commissionò per un ricevimento di ambasciatori europei: 29 kg di marrons glacés (inventati proprio a Torino), 18 kg di sorbetto, 37 di frutta caramellata, in più paste, confetture, meringhette, liquori per un totale di 2547 lire e 60 cent.
La vetrina di Stratta
Vicino a Stratta si trova il ristorante Caval 'd Brôns, cui onestamente non ho dedicato molta attenzione. Due miei studenti dal palato raffinato hanno pranzato lì e hanno trovato la cucina veramente ottima.
Sempre in Piazza San Carlo, ma dal lato opposto a Stratta, ecco i due caffè: il Torino, tradizionalmente monarchico, e il San Carlo, un tempo luogo di ritrovo dei repubblicani. Il Caffè San Carlo è stato uno dei primi locali ad aver usato l'illuminazione a gas ed è particolarmente rinomato per i suoi caffè; celebre invece per la cioccolata, le torte e il bicerin (una goduria da bere a base di caffè, cioccolata e crema di latte, da sorseggiare senza mescolare) è il Torino. Entrambi i locali sono belli, ma con una sorta di patina sull'antico splendore. Nel senso che mi sarei aspettata uno scintillio di cristalli, ori e decori. C'erano, sì, ma sembravano aver perso il loro nitore con il passare degli anni. Credo proprio che dovrò fare un secondo giro a Torino per capire se confermare o meno questa impressione :-)
Esterno e interno del caffè Torino
Che dire... In un momento di pausa mi sono seduta al Torino e ho sorseggiato il bicerin e...buono, davvero buonissimo (ma mooolto, caro, 7,20 € al tavolo. Però, dai, per una volta si può fare).
Il bicerin
Purtroppo le poche foto del Caffè San Carlo sono venute malissimo, per cui non ho nulla da mostravi :-(
Ci siamo poi spostati da Piazza San Carlo alla scoperta di altri luoghi degni di nota. Il primo è Gobino, celebre per i suoi Tourinot, ovvero cioccolatini di pasta gianduia, dalla stessa forma di un gianduiotto ma più piccolo, arricchiti di burro e panna. Che bontà... Io ero in estasi a sentire i racconti della guida riguardo a queste piccole meraviglie caloriche e non ho potuto fare a meno di comprarne un pacchettino. Certo, in questi caffè i cioccolatini costano quasi come un bracciale di Tiffany, ma la differenza con un prodotto industriale è abissale. Davvero in questo caso vale la regola del poco ma buono.Una particolarità di questo negozio è l'insegna: vi si legge ancora il nome Villarboito, precedente negozio di timbri.
Dopo Gobino, ecco arrivati negli ultimi tre locali del tour. Pepino, istituzione napoletano-piemontese dal 1884, ovvero la prima gelateria di Torino e creatrice del pinguino, gelato sullo stecco ricoperto di cioccolata. Il primo gelato da passeggio, insomma.
Siamo poi arrivati al caffè Baratti e Milano, locale chicchissimo e che poteva annoverare tra i clienti abituali Guido Gozzano, che alle donne che qui mangiavano paste e pasticcini dedicò la poesia Le Golose. Anche se non l'ho bevuto in questa occasione, vi consiglio, se capitate, di bere qui un caffè: in una visita a Torino di tanto tempo fa, ne ho assaggiato uno straordinario con panna montata. Sono passati anni da allora, ma il gusto lo ricordo ancora. Ne vale la pena :-)
La Galleria da cui si accede al Caffè Baratti (...Sorry per la foto storta)
Ultimo, Mulassano, celebre per il vermut e per il tramezzino. Si dice che qui sia nato il rito dell'aperitivo (che io ho sempre creduto milanese...). Particolare la fontanella in mezzo al bancone, da cui è possibile prendere un bicchiere d'acqua quando si vuole. Si paga il cibo, ma se si desidera l'acqua, questa è gratis.
Gobino, Pepino e Mulassano.
E' stata un'esperienza particolare, quasi fuori dal tempo... L'unica pecca che mi sento di segnalare nell'organizzazione è che le scolaresche non possono entrare in gruppo nei caffè, ma solo vederli dall'esterno. La ragione è comprensibile: molti locali sono piccoli e 30/35 persone tutte insieme rischierebbero di provocare danni. Credo invece che riprecorrere lo stesso itinerario da soli o in piccoli gruppi sia un'esperienza indimenticabile per gli occhi e per il palato. Perché qui il cioccolato è veramente cultura.
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