Passa ai contenuti principali

L'angolo di Don Camillo: il bozzolo della viltà


"È la paura" rispose il Cristo. "Essi hanno paura di te".
"Di me?"
"Di te, don Camillo. E ti odiano. Vivevano caldi e tranquilli dentro il bozzolo della loro viltà. Sapevano la verità, ma nessuno poteva obbligarli a sapere, perché nessuno aveva detto pubblicamente questa verità. Tu hai agito e parlato in modo tale che essi debbono saperla la verità. E perciò ti odiano e hanno paura di te. Tu vedi i fratelli che, quali pecore, obbediscono agli ordini del tiranno e gridi: 'Svegliatevi dal vostro letargo, guardate le genti libere; confrontate la vostra vita con quelle delle genti libere!'. Ed essi non ti saranno riconoscenti, ma ti odieranno, e se potranno, ti uccideranno, perché tu li costringi ad accorgersi di quello che essi già sapevano, ma, per amore di quieto vivere, fingevano di non sapere. Essi hanno occhi ma non vogliono vedere. Essi hanno orecchie, ma non vogliono sentire. Sono vili ma non vogliono che nessuno dica loro che sono vili. Tu hai resa pubblica una ingiustizia e hai messo la gente in questo grave dilemma: se  taci tu accetti il sopruso, se non lo accetti devi parlare. Era tanto più comodo poterlo ignorare, il sopruso. Ti stupisce tutto questo?".

Ripropongo questo brano  tratto da Don Camillo, intitolato La paura continua, perché mi pare veramente lo specchio dei tempi. 

Ammetto che dieci anni fa non capivo così bene Guareschi; lo apprezzavo, ma tanti particolari mi sfuggivano. Non ho la pretesa di averlo capito pienamente neppure adesso, del resto i grandi autori sono quelli che dicono cose nuove ad ogni lettura. 

 Sapevano la verità, ma nessuno poteva obbligarli a sapere, perché nessuno aveva detto pubblicamente questa verità. Tu hai agito e parlato in modo tale che essi debbono saperla la verità. E perciò ti odiano e hanno paura di te. Se mi guardo intorno, vedo che è proprio così. Viviamo un tempo in cui ci si indigna a comando, seguendo i trend del momento. Le trasmissioni televisive, specie quelle che ospitano i "professoroni", usano, dietro la maschera di un sorrisino buonista, le parole più becere contro chi non si allinea a una determinata narrazione. Dalla medicina, alla politica, chi osa dire il contrario del mainstream, viene massacrato, nel pubblico e nel privato. Nell'epoca del dialogo e dell'inclusione, il confronto è sempre più temuto. Meglio ridicolizzare, piuttosto che ascoltare le ragioni dell'altro e rischiare di mettere in discussione l'impianto narrativo, costruito da qualcun altro, su cui poggiano le proprie fragili sicurezze. 

Chi osa dire "Il re è nudo", chi, dati alla mano, spiega che la narrazione a senso unico è sbagliata, viene emarginato. Ci sono persone che non vogliono vedere e non vogliono sentire, che preferiscono essere complici piuttosto che coraggiose. 

Il coraggio è difficile; diceva don Abbondio che  il coraggio uno non se lo può dare, ed è vero. Ma sarebbe buona cosa che chi è consapevole di non avere coraggio non brandisca l'arma della sua viltà. 



Commenti

Post popolari in questo blog

L'angolo di Don Camillo. Il rispetto (e la bandiera della signora Cristina)

  La signora Cristina , il "monumento nazionale" per dirla alla Guareschi, un giorno morì. Era il 1946. Lei, monarchica, diede, prima di spirare, disposizioni per il suo funerale: voleva la bandiera del re. Non quella della repubblica, ma quella del re perché "i re non si mandano via". E poco importa se c'era stato il referendum, la signora Cristina voleva che la sua bara fosse avvolta nella bandiera con lo stemma. "... Sulla cassa voglio la bandiera (...) La mia bandiera, con lo stemma (...) Dio ti benedica anche se sei bolscevico, ragazzo mio ", disse, rivolgendosi a Peppone. E poi chiuse gli occhi e non li riaperse più . Immaginiamo quale turbamento una simile richiesta potesse provocare in un sindaco comunista, che certo non poteva rispettare a cuor leggero una simile volontà. Chi ama Don Camillo sa benissimo quale fu la decisione di Peppone: Peppone accontentò la sua maestra.  Ma, a mio avviso, la grandezza di questo episodio non sta nel ...

L'angolo di Don Camillo: la Gisella. Come affrontare la realtà

 Scusate l'assenza di questi giorni, ma a volte il tempo scorre via  veloce, tra lavoro (chi insegna sa che queste sono le famigerate settimane dei recuperi! Mgliaia di verifiche da correggere!), famiglia e tante  cose da fare. Ma eccomi al venerdì, eccomi alla rubrica dedicata al mio amato Guareschi e al suo don Camillo. Dalla prossima settimana prenderò in considerazione altri libri del Mondo Piccolo ; oggi mi soffermerò ancora su Don Camillo, nella 30esima edizione Bur, pagina 230. Questo l'antefatto: la Gisella, fervente comunista del gruppo di Peppone, viene trovata legata e incappucciata con il sedere dipinto di rosso. Peppone interpreta questo gesto come una "sanguinosa offesa alla massa proletaria". Dichiara uno sciopero e vuole che tutto, al paese, si fermi. Compreso l'orologio della torre del campanile. Va quindi da Don Camillo e gli intima di far fermare l'orologio; anzi, dichiara che, se non lo fermerà il sacrestano, lo fermerà lui stesso...

Poesie al cioccolato

Oggi un post poetico e goloso. Stavo mangiando un pezzo di cioccolato fondente e ho pensato: quali poesie conosco che parlano di cioccolata? Me ne sono venute in mente tre, che vi propongo in ordine cronologico, dalla più recente alla più lontana.  La prima è una poesia di Alda Merini. La seconda è "Le golose" di Gozzano; non l'ho riportata integralmente, ma solo nelle parti in cui è citato il cioccolato con una punta di ironia verso d'Annunzio. Gozzano era solito frequentare il caffè Baratti e Milano di Torino e  proprio quel locale gli ha ispirato la poesia, pubblicata sulla Gazzetta del popolo il 28 luglio 1907.  Da ultimo, il celeberrimo risveglio del Giovin Signore dal Giorno di Parini, croce di tanti studenti di quarta liceo che si perdono tra i dolci fomenti e il natural calore v'arda temprato . E si lamentano, come si lamentano. Conoscete altre poesie sul cioccolato? La dolcezza del cuore viene da dolci bevande nere come la notte, bianche come il paradi...