Passa ai contenuti principali

Rieccomi

luwak coffee

Sono passati mesi dall'ultima volta che ho scritto. E' strano: amo scrivere, eppure le mille cose da fare  prendono sempre il sopravvento: il lavoro, la famiglia, questo, quello...
Poi arriva una sera di vacanza, la sera di Natale, immersa nel buio silenzioso della casa, in cui tutti dormono, e sono qui a chiedermi perché livre au chocolat sia rimasto silente (non che abbia mai pubblicato chissa che, però, almeno, avevo iniziato).
Ho tanto da dire e da raccontare; forse avevo iniziato con l'alta pretesa di un blog di critica letteraria, ma è un obiettivo troppo pretenzioso, troppo stancante per una mamma lavoratrice che alla sera alle 21 è tentata di spalmarsi sul divano e non muovere neppure mezza articolazione. Voglio dire, i libri sono parte essenziale della mia vita, ma, forse, livre au chocolat deve essere più me, deve essere il mio sguardo. Non so a chi interesserà, ma certo interessa a me che me ne sto qui, col mini computer sbilenco sul tavolo della cucina, mentre il ticchettio dell'orologio è l'unico rumore che ritma le mie dita sulla tastiera.

Ho programmi lenti per queste vacanze di Natale, ho voglia di tornare a Milano, di una gita al lago, di mangiare tutte le delizie che solitamente non mangio mai. Ho voglia di dormire e non puntare la sveglia - anche se il mio bimbo si sostituirà egregiamente al bip bip mattutino -, ho voglia di leggere, di provare vestiti nuovi, di bere più té lenti e meno caffè espressi, di concedermi il lusso della tisana bollente sul divano, la sera, preparata con il samovar che ormai troneggia in cucina (regalo richiesto a gran voce da mio figlio per i suoi  5 anni. Sì, è strano come regalo per un cinquenne, ma mio figlio è una sorpresa quotidiana).

Si ricomincia, dunque. Anche se forse non era mai veramente iniziata questa mia avventura tra le pagine bianche di un blog.


Commenti

Post popolari in questo blog

L'angolo di Don Camillo. Il rispetto (e la bandiera della signora Cristina)

  La signora Cristina , il "monumento nazionale" per dirla alla Guareschi, un giorno morì. Era il 1946. Lei, monarchica, diede, prima di spirare, disposizioni per il suo funerale: voleva la bandiera del re. Non quella della repubblica, ma quella del re perché "i re non si mandano via". E poco importa se c'era stato il referendum, la signora Cristina voleva che la sua bara fosse avvolta nella bandiera con lo stemma. "... Sulla cassa voglio la bandiera (...) La mia bandiera, con lo stemma (...) Dio ti benedica anche se sei bolscevico, ragazzo mio ", disse, rivolgendosi a Peppone. E poi chiuse gli occhi e non li riaperse più . Immaginiamo quale turbamento una simile richiesta potesse provocare in un sindaco comunista, che certo non poteva rispettare a cuor leggero una simile volontà. Chi ama Don Camillo sa benissimo quale fu la decisione di Peppone: Peppone accontentò la sua maestra.  Ma, a mio avviso, la grandezza di questo episodio non sta nel ...

L'angolo di Don Camillo: la Gisella. Come affrontare la realtà

 Scusate l'assenza di questi giorni, ma a volte il tempo scorre via  veloce, tra lavoro (chi insegna sa che queste sono le famigerate settimane dei recuperi! Mgliaia di verifiche da correggere!), famiglia e tante  cose da fare. Ma eccomi al venerdì, eccomi alla rubrica dedicata al mio amato Guareschi e al suo don Camillo. Dalla prossima settimana prenderò in considerazione altri libri del Mondo Piccolo ; oggi mi soffermerò ancora su Don Camillo, nella 30esima edizione Bur, pagina 230. Questo l'antefatto: la Gisella, fervente comunista del gruppo di Peppone, viene trovata legata e incappucciata con il sedere dipinto di rosso. Peppone interpreta questo gesto come una "sanguinosa offesa alla massa proletaria". Dichiara uno sciopero e vuole che tutto, al paese, si fermi. Compreso l'orologio della torre del campanile. Va quindi da Don Camillo e gli intima di far fermare l'orologio; anzi, dichiara che, se non lo fermerà il sacrestano, lo fermerà lui stesso...

Poesie al cioccolato

Oggi un post poetico e goloso. Stavo mangiando un pezzo di cioccolato fondente e ho pensato: quali poesie conosco che parlano di cioccolata? Me ne sono venute in mente tre, che vi propongo in ordine cronologico, dalla più recente alla più lontana.  La prima è una poesia di Alda Merini. La seconda è "Le golose" di Gozzano; non l'ho riportata integralmente, ma solo nelle parti in cui è citato il cioccolato con una punta di ironia verso d'Annunzio. Gozzano era solito frequentare il caffè Baratti e Milano di Torino e  proprio quel locale gli ha ispirato la poesia, pubblicata sulla Gazzetta del popolo il 28 luglio 1907.  Da ultimo, il celeberrimo risveglio del Giovin Signore dal Giorno di Parini, croce di tanti studenti di quarta liceo che si perdono tra i dolci fomenti e il natural calore v'arda temprato . E si lamentano, come si lamentano. Conoscete altre poesie sul cioccolato? La dolcezza del cuore viene da dolci bevande nere come la notte, bianche come il paradi...